Danza

Micha Van Hoecke ci ha lasciati: grande coreografo, e all'occasione anche bravo regista

Micha Van Hoecke
Micha Van Hoecke

Il coreografo di rinomanza mondiale è morto il 7 agosto all'Ospedale delle Apuane di Massa Carrara, all'età di 77 anni e per un tumore diagnosticato da poco

La danza è al di là di ogni tecnica. Il danzatore è per me espressione di un’umanità e non di una forma”, questo il credo di Micha Van Hoecke, artista indimenticabile: ballerino ed attore in gioventù, poi grande coreografo e in qualche occasione apprezzato regista lirico. L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla moglie, la ballerina giapponese Miki Matsuse.

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Micha Van Hoecke


Nato a Bruxelles il 22 luglio 1944, figlio di un pittore belga e di una cantante russa, Micha Van Hoecke era stato dapprima allievo a Parigi di Olga Preobrajenska. La carriera di ballerino ebbe inizio lavorando con Roland Petit, ma è sotto l'ala di Maurice Béjart che la sua figura artistica prese pian piano corpo: con lui, e con il Ballet du XXème Siècle, Van Hoecke lavorò per vent'anni di fila, dapprima come giovane allievo, poi come danzatore titolare, infine quale aiuto-coreografo ed assistente di Béjart. 

Il quale nel 1979 lo chiamò pure a dirigere l'École Mudrā, che aveva creato anni prima a Bruxelles, e che si basava su una visione della formazione del danzatore a più largo raggio, applicando sulla scena tecniche esecutive e filosofie sia occidentali che orientali.

Micha Van Hoecke all'Opera di Roma

Un maestro che ha dato tutto per la danza

La sua carriera di coreografo prese il volo nei primissimi Anni Ottanta, quando con il Ballet Theâtre Ensamble, fondato nel 1981 e cui in seguito diede il proprio nome, realizzò una dopo l'altra tre innovative coreografie: Monsieur Monsieur (1981), La dernier danse (1982), Doucha (1983). Sempre nel 1981 disegnò le coreografie del film Bolero di Claude Lelouche, due anni dopo venne chiamato all'Opera di Roma per Berg Kristall di Bussotti, ed alla Scala per l'Orfeo di Angelo Poliziano. 

In breve tempo il suo nome divenne così non solo ben noto, ma anche una sicura garanzia di fertile inventiva e grande qualità. L'Italia, per inciso, divenne la sua seconda patria, tanto che una trentina d'anni fa prese dimora sul litorale toscano, a Rosignano Marittimo. 

Micha Van Hoecke


Oltre alle numerosissime coreografie firmate in numerosi teatri italiani ed europei, collaborando spesso con le più famose étoiles della danza e con grandi registi, Van Hoecke dal 1997 al 2002 ha ricoperto l'incarico di direttore del corpo di ballo e coreografo del Teatro Massimo di Palermo e nel periodo 2010-2014 del Teatro dell'Opera di Roma. 

Molto duratura anche la collaborazione con il Ravenna Festival, dove con il suo Ensamble offrì al pubblico numerosi spettacoli di danza; per la produzione di Adieu à l'Italie, anzi, nel 1992 ricevette Il Premio Abbiati come migliore coreografia moderna. 

Per un verso o per un altro, anche la lirica

Di tanto in tanto, l'artista russo/belga si è dedicato con buoni risultati, dopo aver curato gli inserti coreografici di varie opere, anche alla regia lirica, iniziando proprio dal Ravenna Festival per il quale nel 1991 realizzò La muette de Portici di Auber. Sempre in questa città Van Hoecke curò nel 2000 la regia della Carmen di Bizet, e nel 2005 del Faust di Gounod. 

Danys Ganyo in Shine! Pink Floyd Moon


Però la sua regia più memorabile resta senza dubbio il Macbeth verdiano, da lui ambientato nel Giappone medievale dei samurai: spettacolo nato nel 2004 di nuovo a Ravenna, pensato per lo smisurato palco del PalaDe Andrè, e poi richiestogli da vari teatri italiani. Con inevitabile diminutio visiva, purtroppo. L'ultima sua mise en scène di un'opera risale al 2011, e fu una Aida all'Opera di Roma. 

L'ultimo impegno di rilievo la coreografia di Shine! Pink Floyd Moon, balletto/opera rock che la Compagnia Daniele Cipriani porta in tournée dal 2019. La definì una sorta d'intimo racconto autobiografico, posato sulla musica del celebre gruppo progressive inglese.